MA Spaventi & Enrico Demuro – La Molecola del Tempo [New Interplanetary Melodies]
Oggi The Italo Job ospita la premiere del video, diretto dalla giovane videomaker Sabina Ismailova, di “Cadetti dello Spazio-Tempo” di Marco Antonio Spaventi ed Enrico Demuro.
Il brano è tratto dall’album “La Molecola del Tempo” uscito da poco in digitale (il vinile si può pre ordinare e arriverà in settembre) per New Interplanetary Melodies di Simona Faraone.
Abbiamo colto l’occasione per porre qualche domanda agli autori di questo lavoro…cosmico.
The Italo Job: Ciao Marco Antonio, ciao Enrico, è un piacere ospitarvi sulle pagine di The Italo Job.
Ho avuto il piacere di ascoltare il vostro nuovo lavoro “La Molecola del Tempo” e mi sono avventurato in questo viaggio tra gli angoli più sperduti del cosmo nei quali spazio e tempo si deformano e si confondono.
Qual è il vostro rapporto con il tempo?
Marco Antonio: Amore e odio! Il tempo va e non si ferma e non pare mai abbastanza. Filosofia a parte, tutto l’album è stato creato in un certo e specifico stato d’animo, dove il tempo smette di scorrere e si cristallizza in un ambiente sonoro coinvolgente. Ciascun brano è nato dalla ricerca di questa particolare atmosfera.
Enrico: Lento! Il mio tempo esistenziale è decisamente sfasato rispetto a quello degli altri e a quello del mondo…corre tutto troppo! Avendo studiato Filosofia il concetto di tempo mi ha da sempre interessato e affascinato…in questo caso, scrivendo il concept dell’album, ho immaginato l’essenza del tempo come qualcosa di materiale, di tangibile e modificabile… come una “molecola”.
The Italo Job: Sempre a proposito di tempo, la registrazione del disco è avvenuta principalmente utilizzando strumenti analogici. Io rimango sempre affascinato da come certi strumenti analogici, spesso con decine di primavere alle spalle, riescano a generare dei suoni così futuristici. Come avete scelto la strumentazione che avete usato per registrare l’album? Avete suonato in maniera tradizionale o avete sovvertito il normale utilizzo di alcuni strumenti?
Marco Antonio: Parola chiave è stata la sperimentazione, quindi usare strumenti che già possedevamo da tempo, ma re inventati e ri combinati con altra apparecchiatura. Il bello di un synth analogico tradizionale è proprio il fatto di essere semplice all’apparenza, ma avere al tempo stesso mille sfaccettature, tutte da esplorare e scoprire. Per questo album in particolare, accanto ad altri mostri sacri, è stato il Jupiter 6 Roland ad offrire la palette sonora più adeguata, insieme all’Erika Syntrx, di fattura moderna. Inoltre, alcuni effetti specifici, combinati con una sorgente grezza come un oscillatore analogico, creano un atmosfera di disagio, di mancanza di orientamento, vitrea quasi, che il cervello percepisce come “futuristica” , perché va contro una percezione uditiva naturale. Uno su tutti è il flanger. Basta ascoltare certi dischi sperimentali degli anni 60 per farsi un’idea. Small Faces Ogden’s nut gone flakes, per esempio, dall’album omonimo ne è un chiaro esempio. Musica tradizionale con una svolta flanger futuristica
Enrico: Beh direi che Marco ha già descritto bene il processo…anche per me la sperimentazione è stata la via maestra. Ho cercato nuove soluzioni con il mio strumento principale, il basso elettrico, e ho cercato di amalgamarlo il più possibile dentro al tessuto sonoro dei sintetizzatori, a volte rendendolo irriconoscibile. Cerco di partire sempre da un buon suono naturale scegliendo il preamplificatore migliore…poi inizio a lavorare al suono…
Per quanto mi riguarda è stato un grande percorso di crescita musicale lavorare con Marco che è un professionista del settore. Aspettavo i suoi feedback e i suoi consigli capire come stessi lavorando e per migliorare…
The Italo Job: Parlando invece di spazio voi vivete in città diverse, Amsterdam e Venezia, com’è stato lavorare a distanza? Com’è nata la vostra collaborazione?
Marco Antonio: Come tante altre fruttuose collaborazioni, la nostra è nata per caso e per gioco. Ho conosciuto Demo nel mio vecchio studio di Amsterdam, quando è venuto a trovarmi con la Gifted Culture Crew (quelle sessions han dato frutto al progetto cassetta The Great Walk – pubblicata su New Interplanetary Melodies nel 2022).
Abbiamo fatto una jam e ho apprezzato il suo talento, disponibilità e ammirevole tecnica di basso. Qualche settimana dopo stavo producendo un pezzo per conto mio e ho pensato che un bassista come Demo avrebbe potuto aggiungere qualcosa di particolare. Ci siamo subito trovati, e da un pezzo ne son seguiti diversi altri fino a che l’idea di un LP è risultata la naturale evoluzione! Lavorare a distanza non è stato difficile. Uno dei due crea l’idea iniziale, la gira all’altro che aggiunge contenuto. Da li un bivio, una delle due strade porta al cestino, l’altra alla fine del pezzo, con un palleggio di sessioni e stems audio. Ma è chiaro quasi subito cosa funziona e cosa no, perché il concetto dell’LP è venuto da solo. Per completare il lavoro Demo è venuto a studio da me ad Amsterdam e abbiamo missato. Poi ho masterizzato io in seguito. Che una cosa sia chiara, completare un LP è al tempo stesso un gran divertimento e una faticaccia assurda!!
Enrico: Concordo…la nostra collaborazione è nata per caso e sicuramente sia per affinità caratteriali che musicali…è un mistero capire e spiegare come ci si incontra tra collaboratori e amici, sicuramente per affinità, per una sensibilità comune…che è anche musicale, sicuramente. Mi ricordo che ad Amsterdam c’è stata energia musicale e sintonia personale che ha avuto un seguito! Lavorare a distanza è stato abbastanza naturale…entrambi ne siamo capaci, Marco sicuramente da più tempo… Entrambi abbiamo il nostro studio attrezzato per farlo e sappiamo gestire le tempistiche che la composizione a distanza richiede. Però in un certo modo la musica ne risente…nel bene o nel male lavorare a distanza ha un certo influsso sulla composizione musicale che talvolta può risultare troppo macchinosa, poco fluida e spontanea e “composta a tavolino”. Abbiamo cercato allora di lavorare sull’arrangiamento e sul flusso musicale cercando di renderlo più scorrevole e fluido possibile. Sì, è vero, il processo è molto divertente, se sei davvero appassionato, ma è anche davvero molto faticoso… le ore sono tante e dev’esserci qualcosa che ti spinge…
The Italo Job: Il disco è pensato come se fosse una colonna sonora di uno sci-fi movie retro-futurista. Sulla library music e sulle soundtrack in Italia esiste una produzione sconfinata. Una produzione così vasta che non è ancora stata completamente scoperta. Penso agli archivi RAI o alle numerose uscite cinematografiche. Ci sono dei dischi o degli ascolti che vi hanno ispirato nella composizione dell’album?
Marco Antonio: Per quanto mi riguarda, ce ne sono diversi. In particolare cito Odeon e il progetto Edizioni Mondo. Così come il grande Mario Pierro aka Raiders of the lost arp. Altro disco di grande ispirazione è stato il classico Soft Machine “Seven”. Uno dei miei dischi preferiti di sempre, è incredibile.
Enrico: Bella domanda…Negli ultimi anni sono molto focalizzato sulla scena groove/jazz/elettronica sperimentale americana. Potrei dirti che Sam Gendel è stata una grande influenza, per come vive la musica e per come utilizza il suo strumento cercando sempre nuovi territori…Sicuramente artisti che mi hanno aiutato nell’ideazione delle atmosfere e nella scrittura sono stati Oneothrix Point Never e i nostrani Stelvio Cipriani, Piero Umiliani…
The Italo Job: La storia raccontata da questo disco avrà un seguito? State lavorando a un secondo capitolo? Sarebbe molto curioso proseguire il viaggio intrapreso.
Marco Antonio: Quando e come non è ancora chiaro, ma sicuramente si!! Con Demo siamo anche diventati ottimi amici nel frattempo
Enrico: Sì…siamo diventati amici, siamo sulla stessa lunghezza d’onda…un secondo capitolo verrà naturale, alcuni brani in realtà già ci sono…ma si vedrà…forse cambieremo approccio lavorativo e la composizione sarà di persona. A dire il vero ora ho coinvolto Marco come producer e sound designer nella produzione del mio LP che è in fase di registrazione… ci diamo da fare!
The Italo Job: Questo vostro progetto ha un’immagine davvero molto forte e d’impatto sia per quanto riguarda l’artwork che per lo splendido videoclip.
Avete interagito direttamente con gli artisti per realizzare il concept o avete lasciato carta bianca?
Marco Antonio: Per la copertina abbiamo dato un paio di direttive, occhiolino ovviamente a 2001 Space Odissey 😉 Senza il talento di Marcello però la copertina non sarebbe venuta fuori così bene.
Per quanto riguarda il video, è stata una collaborazione tra noi due, Simona e l’altrettanto talentuosa Sabina.
Enrico: Abbiamo lavorato a contatto con il grafico (Marcello Della Puppa) dandogli delle direttive e dei riferimenti estetici precisi ma del tutto interpretabili…direi che ha funzionato bene e siamo molto contenti del risultato. Per me era molto importante una grafica d’effetto che suggellasse e avvalorasse il lavoro musicale.
The Italo Job: Ultima domanda: il vostro progetto avrà uno sfocio dal vivo? Sarà possibile vedervi in azione live prossimamente?
Marco Antonio: Certamente, siamo a Roma il 5 Agosto all’Hotel Butterfly nella serata ‘Nozoo Summer Tribe‘!
Enrico: Sicuramente ci saranno altre date in autunno parallelamente all’uscita del vinile…da Settembre in poi…seguiteci sui social per ogni aggiornamento!
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Tracklist
A1 Cuspide
A2 Nuovi Orizzonti
A3 Nel Vortice Di Una Vertigine
A4 Il Punto Di Fusione
A5 Cadetti Dello Spazio-Tempo
B1 Molecolare
B2 Sospensione
B3 Inseguire E Fuggire ( Ogni Cosa Da Inseguire Sfugge)
B4 Elettromagnetica