Venerdì 20 dicembre The Italo Job 15th Anniversary @ Discordia Elettronica, Vinile Club, Rosà (VI)
Line Up: Deep88 live + DJ Rocca + Caste
Caro Luca, innanzitutto siamo felici di ospitarti alla nostra festa di compleanno e stiamo contando i giorni che ci separano dal 20 dicembre. Ci conosciamo ormai da molti anni e in tutto questo tempo non hai mai smesso di stupirci. Quando esce un tuo nuovo lavoro corriamo sempre ad ascoltare con grande curiosità perché sappiamo che ci farai scoprire qualcosa di nuovo, ci permetterai di esplorare territori che non conosciamo. Un artista deve stimolare la curiosità e favorire la crescita culturale del pubblico a cui si rivolge. Tu su questo aspetto per noi sei una grande fonte di ispirazione.
In questi ultimi anni hai abbracciato in maniera decisa e amorevole il jazz, un genere musicale che ha una lunga storia e ha influenzato generazioni di musicisti anche provenienti da background diversi. Qual è stato il tuo rapporto con il jazz nella tua storia?
Innanzitutto ti ringrazio tantissimo, per le tue lusinghiere parole, ma soprattutto perchè molti artisti/DJ della mia generazione, sono riconosciuti per quello che hanno fatto nel loro passato, e non stimati per quello che faranno in futuro, come invece tu evidenzi…grazie!
Veniamo alla domanda: il Jazz è stata un’illuminazione che ho avuto da giovane. A 20 anni, dopo il diploma in flauto traverso ho frequentato lezioni di sax contralto dal grande Piero Odorici e di improvvisazione da Marco Tamburini…il be bop ed il cool jazz erano la mia porta d’ingresso nel mondo infinito di questo genere, che a mio parere è la musica che influenza tutti gli stili della black music. Poi il DJing ha prevalso, fino a quando è esploso l’acid jazz, movimento che ha permesso di unire le mie due passioni. Negli anni immediatamente dopo sono deflagrati generi stimolanti ed innovativi, come il trip hop, il D&B ed il breakbeat, che mi hanno condotto all’elettronica, fino all’approfondimento dell’house e della techno. I 15 anni del Maffia, sono stati per me l’università dell’elettronica e del DJing, poi è arrivata la chiamata dal Maestro Franco D’Andrea il quale mi ha coinvolto nel suo mondo, e finalmente ho potuto dare il meglio di me stesso, forte dell’apprendimento sia in campo jazz, sia nella musica sintetica.
Nella tua carriera hai collaborato con dei veri e propri mostri sacri. Quanto è importante scambiare idee con altri musicisti?
Le collaborazioni sono il sale della crescita. Ogni artista ha punti di vista differenti e singolarmente si arriva fino ad un certo livello. Scambiare idee con altri, ti arricchisce enormemente e ti fa progredire.
Con chi sogneresti di comporre un brano insieme?
La risposta è ovvia: Herbie Hancock
La scena clubbing è molto cambiata negli anni. È difficile dare un giudizio, ma a eccezione di alcune isole felici, la scena spesso ci sembra involuta più che evoluta.
Cosa si può fare per rivitalizzarla e farla tornare (o almeno avvicinare) ai fasti di un tempo?
A parte lo tsunami del Covid, che ha mandato a gambe all’aria moltissimi locali, il problema è la poca voglia di stare insieme, come la mancanza di curiosità. Questi due fattori negativi, stanno emergendo in modo sempre più evidente. La curiosità porta a scoprire, e proporre, a cercare luoghi, comunità e quindi musiche che non siano quelle che rifilano i media. La voglia di appartenere ad una cerchia di persone che si riunisce per un fine comune, ma soprattutto per vivere esperienze insieme, ha fatto prosperare la club culture che ora sta scomparendo. Penso che il recupero di questi elementi, possa fermare il processo involutivo della scena.
Quali sono le produzioni che più ti hanno entusiasmato in questi ultimi anni?
Amo i Badbadnotgood, come i Khidja, Hiatus Kaiyote, Greg Foat e Robert Glasper sono quelli che hanno portato freschezza alle mie orecchie.
Ti avevamo chiesto qualcosa di simile in una intervista del 2012 e ci rispondesti: “inventate un nuovo genere, ne abbiamo bisogno”. Rielaboriamo la domanda: cosa ti piacerebbe ascoltare nei prossimi anni da parte dei nuovi produttori/musicisti?
Musica che esca dagli schemi, magari con soluzioni poco cervellotiche, con qualcosa di semplice, come fu la rivoluzione Drum and Bass trent’anni fa. Il connubio tra generi apparentemente lontani, porta a creare musiche nuove.
Vedo nel jazz molta voglia di scoprire, e questa apparente ingenuità dei jazzisti nei confronti della musica elettronica, fa progredire entrambi i generi, forse verso qualcosa di nuovo.
Ci dai una piccola anticipazione di cosa ci farai sentire al party dei 15 anni di The Italo Job? Cosa dovremo aspettarci?
Il party è sempre una festa, quindi proporrò musica per stare bene insieme…disco, funk, house, techno, jazz, afro, new wave, italo…tutto quello che può fare divertire. Musica per i piedi e per la testa.